Biografia
18 Gennaio 2020critiche d’arte-ritagli 2
21 Aprile 2020Giorgio KAISSERLIAN LE MATRICI NELLA PITTURA DI MARIO DI CARA Sbaglierebbe chi, di fronte alla pittura di Mario DI CARA (in arte CARADI) e in particolare, ossèrvando le opere raccolte in questa mostra milanese, pensasse esclusivamente ad una ispirazione surrealista e ad una semplice ripresa di quel Iinguaggio per trarre vocaboli e verbi da rielaborare per conto proprio. Indubbiamente, nella pittura di Mario Di Cara c'è una componente surrealista, ma nella misura che si può trovare in quasi tutta l'arte contemporanea nelle sue esperienze più avanzate dall'Astrattismo all'Informalismo, dalla Nuova figurazione alia Pop -Art, sino alle più recenti ricerche della Mec- Ari (arte meccanica). Una componente fondamentale dello spirito del nostro tempo che possiamo trovare in tutte le espressioni non sole dell'arte o della letteratura, ma dell'intelligenza più avanzata. Una componènte profonda del nostro modo di interpretare la realtà della vita e le cose del mondo, quindi del nostro stesso modo di essere. In questo senso il Surrealismo lo si può trovare anche nella pittura di Di Cara, ma l'origine della sua pittura è ben diversa, la matrice è un'altra, su una linea differente. Questa pittura ha radici assai più lontane e profonde: sono piantate nel terreno fertile e fecondo del Simbolismo, dal quale hanno tratto umori e linfa, attraverso cui si è formata un'espressione che, crescendo e sviluppandosi, si è arricchita di impulsi e stimoli assimilati dall'aria della cultura europea più avanzata e dalla drammatica realtà dei nostri giorni. Per rendersi conto di quanto sia lontana l'ispirazione di Mario Di Cara e per comprendere appieno il significato del Simbolismo e, di conseguenza, del ‘suo' simbolismo, basterà citare la defmizione che è stata data da uno dei maggiori esponenti, il pittore francese Odion Redon, il quale scrisse che esso è l'ars poetica, per far intendere ciò che esiste ‘al di là dell'oggetto' per condurre Io spirito alla regione del mistero, nella zona profonda e imperscrutabile dell'anima, attraverso il capovolgimento romantico della visione dall'esterno all'interno. Non dobbiamo scordare quando Baudelaire, più di cento anni fa — assai prima di Redon — scrisse fornendo, in tal modo, il verbo, le ragioni estetiche e spirituali della nuova poetica simbolista: “La nature est un tempie où de vivantspiiers. Laisssentparfois sortir de confuses paroies. L ‘homme y passe à travers desforets de symboles Quil'observent avec des regards famiiiers”. Tutti i simbolisti sono dei visionari. Lo dimostra chiaramente anche Mario Di Cara, il quale partito da una figurazione simbolista di natura culturale, - che coincide storicamente con la poesia di Baudelaire, di Verlaine, di Rimbaud e di Mallarmè, in cui si intuiscono le presenze enigmatiche e conturbanti di Gustavo Moreau, E. Munch sino al nostro Alberto Martini — ha saputo liberarsi dalla contaminazione decadentista e, pur non riuscendo ad evitare del tutto le inevitabili implicazioni surrealiste, si è aperto completamente alle suggestioni e agli stimoli della civiltà attuale, che ha influito fortemente sul suo spirito e sulla sua mente, con i miti tecnologici, consumistici e dei Mass -Media , imprimendo una spinta decisiva alle sue ansie. In questa più intensa atmosfera spirituale, nella zona più segreta della sua anima, sullo stimolo di una tormentata realtà esterna, si sono andate così formando— attraverso una sottile filtrazione intellettuale — con il tocco dell'inatteso e del misterioso -immagini di mia visione che fonde in sé le apparenze mistificatorie del nostro tempo con le libere fantasie dello spirito. Figure, cose, elementi dèi mondo esterno si riassumono con gli anditi, le ansie, le evocazioni e le intuizioni della vita interiore, attraverso un profondo processo di soggettivazione e di trasformazione, dal quale scaturiscono le visioni di una vivo e penetrante, che và al di là dell'oggetto, delle apparenze e dei significati comuni. Il simbolismo di Mario Dì Cara, oltre la materia e le cose terrene, perviene alla luce alta e pura della poesia, in cui si accendono e palpitano le figure, le immagini e i fantasmi della sua pittura.
Enotrio MASTROLONARDO