Mario Di Cara (CARADI) Nato a Roma nel 1915, Mario DI CARA si laurea in architettura dopo aver frequentato i corsi dell'Accademia di Belle Arti di Roma nonché della scuola del nudo dell'Accademia di Francia. Attratto giovanissimo dall'attività autonoma della Scuola romana di Scipione e Mafai, abbandona gli studi classici per intraprendere quelli artistici. Dopo aver esordito con successo come pittore alle Sindacali romane d'arte, si dedica completamente alla scultura sotto la guida dei maestri Luppi e Prini. Negli anni immediatamente precedenti l'ultimo conflitto mondiale ha già pronte numerose opere scultoree destinate alla sua prima personale. La subitanea chiamata alle armi lo costringe ad interrompere il suo lavoro e a presentarle affrettatamente ad un pubblico ristretto di amici e amatori, presso il proprio studio di Via Margutta. Dopo l'8 settembre 1943 partecipa alla guerra di liberazione e i nazi-fascisti invadono, lui assente, lo studio distruggendogli quasi tutti i gessi ed i calchi. Andato irrimediabilmente perso il frutto di anni di attività di scultore, si dedica completamento degli studi di architettura laureandosi all'Università di Roma. La sua dedizione all'arte figurativa lo porta a presentare la sua opera presso l'Istituto centrale del restauro per dedicarsi al recupero e al risanamento di opere d'arte danneggiate da fatti di guerra, lavorando sotto la guida di Cesare Brandi. Saltuariamente ha collaborato anche alla realizzazione di scenografie per il teatro Gioacchino Forzano e stringe rapporti di amicizia con Enrico Prampolini. Nel 1955 , con Valerio Mariani, Cipriano Efisio Oppo, Peppino Piccolo; Anton Piero Valente, Fabio Vergoz ed altri, fonda l'associazione Nazionale Scenografi (ANS) dando, attraverso la stessa, il proprio contributo alla riforma della legge sulla cinematografia e alla difesa del prestigio professionale della categoria. Nel 1957 , venne chiamato a far parte della Commissione Consultiva per la Cinematografia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dove, affiancato da Alessandro Blasetti, Alberto Lattuada e il maestro Alessandro Casagrande, s'impegna attivamente a mantenere alto il prestigio artistico che il cinema italiano si era allora guadagnato nel mondo. Parallelamente si interessa di critica d'arte collaborando con i periodici specializzati “Due Punti”e “Fontanditrevi”.Si trasferisce a Tripoli nel 1958 per prestare sotto contratto la sua opera di architetto presso il Regno Unito di Libia assumendo, tra l'altro, la progettazione e la direzione lavori per la costruzione della Moschea reale di Tripoli e della Tripoli International Fair. Rientrato in Italia nel 1962, si dedica nuovamente alla pittura intesa come ricerca espressiva e valido mezzo di comunicazione emotiva partecipando a mostre, rassegne d'arte e ordinando personali in Italia ed all'estero. In arte il suo nome è particolarmente legato al movimento Percettivista d'ispirazione neo-simbolista del quale è stato l'animatore ed il redattore del relativo Manifesto d'arte che ha avuto risonanza e seguaci anche all'estero. Ha collaborato con diverse pubblicazioni d'arte dopo aver lavorato, per molti anni, come corrispondente delle riviste milanesi N A C – Notiziario d'Arte Contemporanea di Francesco Vincitorio e D'ARS – Agency di Oscar Signorini, pubblicando saggi critici nonché il volume “101 Epigrammi sull'Arte”. A Roma gli è stato attribuito il “Marc'Aurelio d'Oro” per la cultura. E' membro onorario di varie Fondazioni culturali e Consultore per le Arti dell'Università di Toronto. Vasta è la sua bibliografia e molte sue opere figurano in pinacoteche e collezioni italiane e straniere. Il maestro è scomparso, nella sua casa a Roma, il 23 Agosto 2009.
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